La frutta di Martorana siciliana, ricetta a freddo

Come ogni anno, siamo qui a celebrare la festa nel ricordo dei defunti e quale modo migliore se non quello di preparare dei deliziosi dolci? Nella storia travolgente della mia bella Sicilia, oltre a parlare di popoli invasori e sudditi sottomessi per fortuna si parla anche di buon cibo, tanto buon cibo: dalla carne dei nostri allevamenti ai pesci dei nostri mari, dai frutti della nostra terra alle numerosissime ricette di dolci... Si! parliamo proprio di dolci perchè la Sicilia vanta una varietà di dolci, a dir poco infinita, e il cielo sa quanto sono buoni, conosciuti e apprezzati. Ogni città della Sicilia vanta un manicaretto o piatto particolare che, già nel settecento, ogni monastero produceva quasi fosse un segno distintivo.
Frutta di pasta reale o Martorana
I dolci palermitani hanno un privilegio, quello di essere nati dalle mani premurose e laboriose delle monache di clausura e preparati nei monasteri
Gli ingredienti, tutti genuini, utilizzati come farina, zucchero, uova, ricotta, mandorle, miele, pistacchio, nocciole, frutta secca sono tutti prodotti in profusione nell'isola, quindi le preparazioni erano preferite da tutti i ceti palermitani, che approfittavano di una festa in famiglia o festività comandate, perché davano garanzia di genuinità ed erano più a buon mercato.
Quasi tutti i monasteri avevano la loro specialità che con il tempo si è tramandata dalle operose mani delle monache a quelle di alcune persone che ne hanno fatto un mestiere: i pasticcieri. Continuando così la loro opera, essi sono diventati i fautori dei classici dolci palermitani famosi per la grande varietà.
E non esiste festa religiosa o ricorrenza familiare che non sia celebrata con un dolce o una pietanza tradizionale

A Palermo si annoverano le feddi del Cancelliere, le minni di vergine del Noviziato, le ravazzate con la ricotta di Sant'Elisabetta, il pan di Spagna della Pietà, il bianco mangiare di Santa Caterina, i famosi strunziddi di l'Ancili dei Sett'Angeli (odierni biscotti Regina), e tanti altri ancora... Ad Agrigento rimane famoso quel cuscus dolce color verde Islam delle monachelle del monastero di Santo Spirito e poi i delicati passavulanti di Vicari, ecc.
Insomma, possiamo dire che non ci fu ordine monacale di ogni angolo di Sicilia non ebbe il suo dolce.
A Palermo il più rinomato rimane ancora oggi la frutta Martorana delle nobili Signore dell’Ordine di San Benedetto di Palermo. Si erano stabilite nello splendido edificio voluto, attorno al 1140, da Giorgio Antiocheno, Grande Ammiraglio di re Ruggero, affidato al clero greco nel 1221. Nel 1435 fu ceduto da re Alfonso d’Aragona alle monache benedettine del vicino convento fondato nel 1194 da Eloisa Martorana. Fu più noto a tutti i siciliani per i dolci di pasta di mandorla, retaggio di antichi pasticcieri saraceni. Di certo sappiamo, però, che quelle suorine andavano molto fiere del loro giardino “ricco di ogni sorta di verzure e alberi di ogni frutto”.
Pare abbiano ricevuto, ma senza precisazione alcuna circa l’anno né altri elementi che ne possano fare identificare il periodo, la visita di un cardinale curioso di vedere quelle delizie botaniche.
In ogni caso l’eminentissimo scelse per la sua visita, malignamente forse, il periodo invernale. Le monachelle non si persero d’animo e attaccarono ai rami spogli dei loro alberi ogni sorta di frutta realizzata con pasta di mandorle e dipinta con i colori vivissimi della maturazione. Burlarono così il cardinale, ma pure il buon Dio che aveva deciso, a suo tempo, che la frutta fosse legata al ritmo delle stagioni. Dopo il 1886, con la soppressione degli Ordini voluta dal nuovo regno sabaudo, le nobili signore cessarono la loro dolce attività che divenne patrimonio dei pasticcieri palermitani. E non solo.
Frutta Martorana
  • 500 gr di farina di mandorle;
  • 500 gr di zucchero al velo;
  • 1 fialetta aroma mandorla;
  • 1 bustina di vaniglia; 
  • 100 ml  di acqua;
  • 1 cucchiaio scarso di glucosio o miele;
  • amido di mais per spolverare la forma;
  • formine di frutta varia in gesso o silicone;
  • colori alimentari, gambi e foglie artificiali per decorare;
  • lucidante per dolci;
In una ciotola capiente miscelare bene la farina di mandorle, lo zucchero e la vaniglia, quindi aggiungere l'aroma mandorla, il glucosio e l'acqua e impastare premendo bene gli ingredienti e poi fare riposare l'impasto per una mezz'ora. Usare l'amido per infarinare la formina e sistemare un poco di impasto già sagomato un po' con le mani, premere bene e poi uscire delicatamente la forma ottenuta sistemando in un vassoio coperto con carta forno.

Se possedete un'ottima manualità divertitevi a fare la frutta senza formine, il divertimento è assicurato. Fare asciugare la frutta per 24 ore, quindi dipingere con pochissimo colore sciolto con acqua e fare asciugare di nuovo. Per ultimo passare il lucido per un effetto reale della frutta. Per le castagne arrostite invece del lucido spolverare con un po' di amido di mais. Decorare con gambi e foglie.

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